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Pensieri così [*]

Pensieri così [*]

Dott. Gianfranco Penna

Giorgio Bassani ne ‘Il giardino dei Finzi-Contini’ scrive che nella vita, se uno vuol capire, capire veramente come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta.
Francis Scott Fitzgerald nel meraviglioso libro Tenera è la notte scrive ‘Si scrive di cicatrici guarite, un approssimativo parallelo con la patologia della pelle, ma non esiste nulla di simile nella vita di un individuo. I segni lasciati dal dolore si potrebbero meglio paragonare alla perdita di un dito, o della vista di un occhio’.
Però Marcel Proust afferma: la felicità è benefica al corpo, ma è il dolore quello che sviluppa le facoltà dello spirito. Giusto, però se ti ricordi il fantastico, misterioso, arcano libro di Giobbe ti chiedi quale sia il significato, il senso del dolore: Perchè esiste, perché ce lo ritroviamo addosso, come Giobbe senza colpa alcuna? Perchè il dolore nel mondo? Il dolore dell’innocente? Scusa, ma è una domanda che non può avere risposta nonostante l’abbiano affrontata filosofi e religiosi tante, troppe volte. E’ davvero la questione ontologica che, per chi crede, avrà una risposta. Ma gli altri?
La saggezza si conquista attraverso la sofferenza, scrive Eschilo nella tragedia Agamennone: forse si può preferire possedere l’ignoranza ma è la saggezza, purtroppo, che arricchisce il nostro animo, quella che arricchisce il nostro animo, quella che ci permette di amare un bel libro, una musica, un’amicizia profonda.
Dorian Gray, il personaggio emblema del pensiero di Oscar Wilde, afferma ‘posso simpatizzare con qualunque cosa, tranne che con la sofferenza’. Be’, come posso io dargli torto?
Meglio sarebbe per l’uomo non essere mai nato, scrisse migliaia di anni fa un poeta greco.
Alla fine, cosa ti posso dire? Che non possiamo sfuggire al dolore, ma dobbiamo vivere con esso nel miglior modo possibile.
In questo periodo di paura, di dolore forse emergeranno in noi doti sommerse, inaspettate.
Certamente queste prove tremende devono farci riflettere su un mucchio di cose riguardo al nostro stile di vita: il consumo sfrenato, la distruzione del pianeta, la solitudine, la morte, la nostra finitezza.
Il mondo, soprattutto quello occidentale, nonostante iperconnesso, si trova ad affrontare milioni di solitudini. Ciò comporta la difficoltà ad intraprendere relazioni dotate di senso, a finalmente parlare con chi ci è vicino e soprattutto con se stessi. Certamente con se stessi perchè l’iperconnessione stordisce la nostra mente ed impedisce di raccoglierci in noi stessi e di riflettere.
Ora la solitudine forzata, non voluta né desiderata, ci pone questo problema: il problema dell’incapacità di stare da soli in una stanza, come scriveva Pascal.
Questo metterà in crisi coloro  i quali non sono stati o non hanno voluto penetrare nel sé più profondo, non quello di facciata. Conosceremo i nostri limiti, non ci sentiremo più onnipotenti, non sfideremo il mondo come Prometeo ha sfidato gli Dei? Ci prenderemo cura del mondo che Dio, come è scritto in Genesi, ci ha affidato?
Speriamo.
E finalmente vediamo ciò che negli ultimi decenni abbiamo negato (per paura?): la fragilità che è in noi e la morte.
La morte… Omero mette sulle labbra del grande Achille, quando si incontra con Ulisse nell’Ade, queste parole: Non lodarmi la morte, splendido Odisseo. Vorrei esser bifolco, servire un padrone, un diseredato che non avesse ricchezze, piuttosto che dominare su tutte l’ombre consunte.
A me non tanto impaurisce la morte, ma il dopo: cosa ci sarà mai? Meglio il nulla o l’eterno vivere?
Bah, non so cosa rispondermi.
E la solitudine… sempre Fitzgerald scrive che quando si è soli nel corpo e nello spirito si ha bisogno di solitudine, e la solitudine genera altra solitudine.
Donne scrive che quando suona la campana suona per tutti.
Speriamo bene.

 

Racconti & Ricordi*anzianiincasa_2020

 

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