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Mutatis Mutandis/PASCENDI DOMINICI GREGIS

Mutatis Mutandis/PASCENDI DOMINICI GREGIS

di Giacomo Danesi

Aforismi e sentenze latine
liberamente scelte
e commentate dall’autore

PASCENDI DOMINICI GREGIS

Pascere
il gregge del Signore

 

“Pascendi dominici gregis, mandatum Nobis divinitus officium id munus in primis a Cristo assignatum habet, ut traditae sanctis fidei depositum vigilantissime custodiat, repudiatis profanis vocum novitatibus atque oppositionibus falsi nominis scentiae”.

La traduzione letterale? Eccola:

“L’ufficio divinamente affidatoci, di pascere il gregge del Signore, fra i primi doveri imposti da Cristo, ha quello di custodire con ogni vigilanza, il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profanità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome”.

Così l’incipit delle lettera enciclica, ai Patriarchi Primati Arcivescovi Vescovi ed altri ordinari aventi pace e comunione con la Sede Apostolica: “De Modenistarum Doctrinis”, ovvero Circa le dottrine moderniste, di Papa San Pio X.

La lettera fu pubblicata con il Decreto Lamentabili sane exitu l’8 settembre del 1907, quinto anno del suo pontificato.

Il  Modernismo, un movimento di pensiero cattolico che cercava una conciliazione tra la filosofia moderna e la teologia cattolica, operò tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento. Questo termine ufficialmente lo troviamo per la prima volta proprio nella enciclica di San Pio X, nota con il nome di Pascendi.

Il Papa definì il Modernismo la sintesi di tutte le eresie. Il più famoso, dotto e radicale dei modernisti, fu il teologo francese Alfred Firmin Loisy, del quale posseggo un prezioso autografo!        

                          

PASCENDI DOMINICI GREGIS

Pascolando
la domenica il gregge

Io ricordo bene nel dopoguerra i pastori, con i loro cani, pascolare le greggi nei campi incolti della Franciacorta. Anche la domenica. La qualcosa destava in me stupore.

Infatti, mi chiedevo se avessero o meno il permesso del parroco per lavorare anche la domenica. Infatti. Nei tempi andati, per poter lavorare la domenica era indispensabile il permesso, verbale, del parroco. Pena, naturalmente, commettere grave peccato. Parliamoci chiaro. Quello di lavorare la domenica è uno dei pochissimi peccati dei quali non dovrò rendere conto a Dio quando, il più lontano possibile spero, sarò costretto a mostrarmi al suo cospetto per il giudizio finale.

Giovanni Paolo II poi, durante il suo lungo pontificato, ha più volte esortato i cristiani ad onorare la domenica, giorno del Signore, astenendosi dal lavoro. Sia benedetta la memoria di questo grande Papa!

C’è un detto bresciano il quale afferma come il lavoro festivo vada fuori dalla finestra. Sì, insomma, non renda. Sono comunque certo che anche se non avevano il permesso, il Signore li avrà sicuramente perdonati quei pastori. Oggi, purtroppo, se ne vedono sempre meno. Infatti, fin dall’antichità, erano o no tra i prediletti del Signore? L’Essere supremo non si rivolse, infatti, ai pastori, per annunciare al mondo la lieta novella della nascita di Gesù?

Grande Alessandro Manzoni quando nella sua splendida poesia Il Natale, mise in luce questo particolare, scrivendo testualmente: “L’Angel del cielo, agliuomini / Nunzio di tanta sorte, / Non dè potenti volgesi /Alle vegliate porte; / Ma tra i pastor devoti, / Al duromondo ignoti, / Subito in luce appar”.

pag. 102/103 

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