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Mutatis Mutandis/MEMENTO MORI

Mutatis Mutandis/MEMENTO MORI

di Giacomo Danesi

Aforismi e sentenze latine
liberamente scelte
e commentate dall’autore

MEMENTO MORI

Ricordati che devi morire


Motto di origine medievale, quasi sicuramente di origine monastica. Sembra che fosse, anzi, sia il motto dei frati trappisti. Per la verità una frase che ha quasi lo stesso significato la troviamo anche in  Persio“: “Vivememor leti”, ovvero: “Vivi ricordando la morte” (5, 153).
Anche se “Memento novissimorum“, vale a dire: “Ricordati degli ultimi tempi” lo troviamo anche nella traduzione della Vulgata di un luogo del Siracide (38, 20), che incita a non lasciarsi andare per la morte di una persona. Non ricordo, invece, l’autore di: “Memento cita mors veni“, ovvero: “Ricordati: viene la morte veloce!
Chi deve temere la morte? In una società ludica come la nostra, sicuramente le persone ricche, belle, famose. Non certamente il trappista, il cui saluto quando s’incontrano in convento è, appunto: “Ricordati che devi morire”, ripetuto poi puntualmente al termine di ogni giornata prima di ritirarsi in cella per riposare. Ma la morte non dovrebbe, in questo caso, essere una liberazione? Volete sapere come vive un monaco trappista? In un libro ormai introvabile dal titolo: “Vita segreta dei conventi, di Vittorio Crepas, Licinio Cappelli Editore, 1943, è descritta la vita, la giornata di un monaco trappista.
Nel libro, Crepas racconta la storia di due fratelli, entrati in convento uno a otto e l’altro a quindici anni. Ebbene, i due non si sono mai parlati tra loro. Nemmeno quando il fratello più giovane è entrato in convento.
La corrispondenza? Certamente. Però solo nel primo anno è possibile ricevere e rispondere alle lettere.
Successivamente puoi solo ricevere. Qualche anno ancora e si possono ricevere, ma non aprire!
Inutile dire che il silenzio, in quel sacro luogo, è di rigore. Gli unici che possono parlare sono l’
Abate, il Priore e l’Economo, ma solo in caso di stretta necessità. Obbligatorio tenere il volto rivolto verso il basso, seminascosto dal cappuccio bianco.
Ogni giorno sei ore sono dedicate allo studio, sei al lavoro, sei alla preghiera e sei al sonno. E il giorno se ne va.
Il cibo? Al mattino una minestra di verdura, un piatto di legumi e una mela. La cena? Solo 150 grammi di pane a fette e 150 grammi di frutta cotta, una specie di marmellata e un’arancia. Naturalmente niente carne, pesce, uova o latticini. Questo per mantenere il corpo, che è il Tempio dell’Anima, sano ed incontaminato.

Tutte le sere, alle ore 19 d’inverno, alle ore 20 d’estate, si torna in cella per dormire, con l’obbligo, di alzarsi alle due di notte per lavarsi! Il lavoro si svolge nei campi. Per tutti. Abate e Priore compresi. Quando arriva la morte, attorno al moribondo i monaci cantano inni di gioia.
Naturalmente sono sepolti senza cassa, indossando il solo abito talare con il cappuccio che copre il viso.
Dopo aver letto questo progetto di vita, penserete che come minimo qui la morte sia benvenuta.
Incredibile ma vero! Beffarda, la
Parca, lascia i monaci in vita per un tempo ben superiore alla media.
Basta visitare il loro cimitero per scoprire che sulle croci è di norma leggere date di 75, 80, 90 e anche 100 anni d’età!
È compito del monaco scavare la propria fossa ogni giorno, spostando un pugno di terra. Alla luce di quanto narrato, la traduzione corretta della frase
Memento mori è: Ricordati che devi morire” o Ricordati di morire”?

 

MEMENTO MORI

Ricordati di morire

Il problema non è di facile soluzione. Gli italiani sono il popolo più longevo al mondo. O quasi. 
“In media, si vive nove mesi di più. Dal 1999 al 2002, la speranza di vita alla nascita è passata da 75,8 anni a 76, per gli uomini e, per le donne, da 82 a 82,9. La mortalità, in un anno, diminuisce dell’1,25 per cento, specie nella fascia d’età compresa fra i 75 e gli 84 anni. Ma si muore molto meno anche di parto, nell’età perinatale e infantile. A destare le maggiori preoccupazioni sono le malattie cardiovascolari, prima causa di morte fra la popolazione, anche se sono diminuite dell’1 per cento fra il 1996 e il 2002. Si riduce la mortalità anche per quel che riguarda i tumori maligni e le malattie cerebrovascolari”.
Così scriveva il quotidiano  La Repubblica nel 2003. Di questo passo tra pochi decenni il problema diventerà gravissimo. Un popolo di vecchi, non più supportato da nascite altrettanto generose, sarebbe fonte di gravi problemi di carattere sanitario e pensionistico. Ergo il motto latino “Memento mori”, ovvero:  “Ricordati di morire”, serva come ammonimento.
Un momento. Scordandomi di morire posso diventare immortale? Se così fosse perché dovrei ricordarmi di morire?

pag. 72/75 

Mutatis Mutandis
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