per un Servizio Sanitario efficiente e sostenibile
L’onere crescente delle malattie cronico-degenerative sui sistemi sanitari è uno dei fattori chiave su cui si misurerà la capacità delle istituzioni pubbliche di garantire il sempre più delicato equilibrio tra efficienza e sostenibilità.
Già oggi, a livello globale, le malattie croniche sono responsabili dell’86% di tutti i decessi, con una spesa sanitaria di 700 miliardi di euro, e si prevede che nel 2020 rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo.
I trend demografici del nostro Paese ci mostrano che la popolazione italiana continua a invecchiare. Secondo i recenti dati ISTAT, la speranza di vita alla nascita si attesta ormai a 82,8 anni (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014, +0,7 sul 2013). A questo andamento demografico si accompagna un trend epidemiologico caratterizzato da un peso crescente delle cronicità e delle comorbidità.
Se prevenzione e stili di vita potranno contribuire ad aumentare il numero di anni vissuti in buona salute, riducendo o ritardando il ricorso a terapie farmacologiche, ospedalizzazioni e assistenza, è indubbio che una quota significativa del budget sanitario e farmaceutico sarà sempre di più destinata all’assistenza e alla cura delle persone anziane e delle persone affette da malattie croniche.
Gli anziani sono già oggi i maggiori consumatori di medicinali. Nella fascia d’età tra i 65 e i 74 anni si assumono ogni giorno in media quasi tre dosi di medicinali e, superati i 74 anni, le dosi diventano più di quattro. La popolazione con più di 64 anni assorbe oltre il 65% delle dosi giornaliere di medicinali e il 60% della spesa farmaceutica territoriale. Dai 75 anni in su quasi tutti assumono almeno un medicinale al giorno.
Questa realtà ha riflessi sull’appropriatezza prescrittiva, sul monitoraggio degli eventi avversi, sull’aggiornamento o la definizione dei profili di beneficio/rischio dei medicinali, ma anche sulla valutazione dei farmaci innovativi e sulla programmazione della spesa farmaceutica.
È ormai molto frequente, infatti, nella popolazione anziana, l’impiego contemporaneo di più farmaci prescritti dal medico per la presenza di polimorbidità (politerapia). Se a ciò si aggiunge l’assunzione di farmaci da automedicazione non sempre strettamente necessari per una terapia appropriata (polifarmacia), ci troviamo spesso in presenza di un quadro clinico e terapeutico che va attentamente monitorato per le interazioni tra farmaci, il rischio di scarsa aderenza e quello, per certi versi opposto, di sovraccarico di medicinali. La politerapia e la polifarmacia rappresentano infatti importanti fattori di rischio per l’insorgenza di reazioni avverse da farmaci, e sono tra le cause principali di scarsa qualità di vita, ospedalizzazioni e incremento della mortalità e dei costi sanitari.
L’altro risvolto delle cronicità, come accennato prima, è l’impatto sui budget sanitari. Mai come oggi si avverte infatti la necessità di superare la logica dei silos in sanità, e in particolare di riconsiderare la spesa farmaceutica in un’ottica più ampia che tenga conto, ad esempio, dell’effetto a medio e lungo termine dell’introduzione di nuove molecole, ad elevato grado di innovatività, in grado di avere una ricaduta positiva nel trattamento e a volte nella cura di diverse patologie croniche.
A fronte di costi elevati, a volte eccessivi e insostenibili per i sistemi sanitari, questi medicinali potranno consentire, come nel caso dei nuovi farmaci contro l’epatite C, di sconfiggere alcune malattie, segnando una svolta decisiva nella vita dei pazienti, e consentendo al contempo risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale in termini di ospedalizzazioni, trapianti, terapie croniche.
Ciò che sta già avvenendo per l’epatite C potrà riproporsi, ad esempio, in un prossimo futuro per alcune forme di tumore, per alcune patologie del Sistema Nervoso Centrale (Alzheimer e demenze), per le malattie metaboliche e l’osteoporosi, purché però anche le imprese facciano la loro parte in termini di responsabilità sociale a fronte della crisi di sostenibilità che stanno vivendo i sistemi sanitari di tutto il mondo.
L’AIFA farà la sua parte su diversi fronti: dalla definizione e valorizzazione dell’innovazione reale, alla promozione dei farmaci equivalenti e biosimilari, dal monitoraggio nella pratica clinica alla promozione della ricerca no-profit in aree in cui vanno colmati gap di conoscenze fondamentali tanto per i clinici quanto per i regolatori.
L’esclusione della popolazione anziana dalle sperimentazioni cliniche comporta infatti una limitata disponibilità di dati di efficacia e sicurezza in questo target. La polimorbidità e la politerapia rendono inoltre più complessa la trasferibilità nella vita reale dei dati ottenuti sulla popolazione media più comunemente rappresentata negli studi clinici tradizionali e possono comportare deviazioni nel profillo beneficio/rischio per i trattamenti consolidati o renderlo incerto per i farmaci innovativi.
È per questa ragione che l’Agenzia, nel bando per la ricerca indipendente 2017, ha individuato tra le aree tematiche di interesse rilevante quella della sicurezza e dell’efficacia dei farmaci nelle popolazioni anziana e ultra-anziana.
Questioni come l’adattamento della posologia e degli schemi terapeutici, le interazioni tra farmaci, l’impatto del deprescribing in pazienti con poli-patologie, la prevenzione della fragilità e delle disabilità sono infatti temi che possono avere una ricaduta fondamentale sia in termini clinici e quindi sulla salute dei cittadini, sia in termini di spesa per il Servizio Sanitario Nazionale.
Mario Melazzini
sitografia:
anzianiincasa* 25 febbraio 2018