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L’avventura televisiva

L’avventura televisiva

di Fulvio Guerri

Non pensiate che “avventura televisiva” riguardi qualche film o sceneggiato trasmessi da qualche rete. No, si tratta di ben altro.
Qualche tempo fa ho deciso, con l’approvazione della mia compagna, di comperare un nuovo televisore sia perché quello che abbiamo è un po’ datato ma, anche perché tra non molto cambierà il sistema di trasmissione e sarà comunque necessario, se non obbligatorio, procurarsene uno nuovo. Esiste l’alternativa del decoder ma noi, che siamo un po’ snob, con una tecnologia un po’ vecchiotta e raffazzonata ci sentiremmo a disagio. D’altra parte, noi siamo per tutto ciò che il mercato dell’effimero offre così, per esempio, quando vogliamo sapere che tempo fa o per avere informazioni di vario genere chiediamo ad ALEXA che ci risponde sempre educatamente.
L’aggeggio è un regalo che ci hanno fatto e ne siamo molto soddisfatti. Certo che se le chiediamo chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andiamo, ALEXA ha qualche difficoltà a rispondere.
Ma torniamo al televisore.
Deciso per il cambiamento, ci mettiamo al pc e avviamo una ricerca per vedere quale fosse per noi il modello e la dimensione dello schermo che ci poteva soddisfare.
Limitiamo la ricerca ad una sola marca che per noi è l’unica scelta sensata.
Due o tre settimane di digitazione compulsiva e finalmente, a notte fonda provati dalla fatica, prendiamo la decisione.
Altre verifiche in rete per vedere quali fossero le migliori offerte riguardanti l’oggetto da noi scelto e approfittando della migliore ci rechiamo dal venditore di tecnologie (uno dei più presenti sul mercato) e avviamo la trattativa per l’acquisto. Ci piace trattare, ma in questo caso il prezzo era già fissato quindi ne prendiamo atto e procediamo con il cospicuo versamento in valuta pregiata (euro). Il conto corrente ne risentirà pesantemente ma si vive una volta sola!
In cambio di quell’esborso ci danno un enorme scatolone che pensiamo di non avere la possibilità di gestire. Gli scatoloni dei televisori, anche quelli di dimensione più ridotte, sono sempre molto ingombranti, ma riusciamo comunque a caricarlo in macchina e portarlo a casa. Preferiamo fare così senza aspettare la consegna, sia pure gratuita, che avrebbe preso almeno una settimana di tempo. Ormai siamo in fibrillazione per questo oggetto del desiderio.
Con gran fatica portiamo l’ingombrante fardello in casa e ora sono fatti miei: devo capire come fare a farlo funzionare.
All’opera ragazzi.
Mi rimbocco le maniche perché sento caldo, forse a causa dell’emozione, stacco i cavi e esilio l’ormai obsoleto tv nello studio, come se fosse un vecchio catorcio. Un po’ mi dispiace perché, dopo tutto, fino a ieri mi ha dato tante soddisfazioni non ultima, quella di non richiedere mai interventi di tipo tecnico da parte mia.
Metto il nuovo acquisto al posto di quello rimosso e attacco la spina alla presa di corrente.
Tutti mi dicono che i nuovi televisori basta alimentarli che sono completamente pronti all’uso (user frendly, plug and play, ecc.).
Ok, ma perché questo di gran marca diffusa in tutto il mondo non dà segnali di vita. Forse richiede qualche attenzione da parte mia? Speriamo che non si tatti di interventi che richiedano preparazione ed esperienza tecnica se no … Non vorrei dire, ma già collegare un lampadario mi crea qualche difficoltà.
Mi convinco con una breve seduta di autoanalisi, mi alzo dal divano dove mi era accomodato già convinto di poter vedere il mio programma preferito e con un po’ di fatica vado a vedere il retro dell’apparecchio.
Ma cosa sta succedendo nel mondo. Gli ingegneri/progettisti sono completamente impazziti?
Resto basito perché vedo ottocentomila attacchi di tipo diverso: uno per l’antenna, un paio di usb, poi c’è il DIGITAL AUDIO e ancora un altro paio di HDMI. Non mancano gli attacchi per il segnale da antenna parabolica e l’ingresso dello spinotto di internet. Inoltre vedo uno sportello, per il momento chiuso, che permetterebbe per chi ne fosse interessato, di inserire un scheda per accedere a cose dell’altro mondo. Mi fermo qui, non voglio indagare oltre.
La testa mi gira e devo sedermi un momento per non crollare a terra.
Sono un po’ preoccupato perché sono in casa da solo e sentirmi mancare … penso a cosa fare per riprendermi e rimedio con un grappino.
La preoccupazione non si attenua e facendomi coraggio torno sul retro dell’oggetto e cerco di capire cosa fare.
Scopro che per terra, oltre al cavo di alimentazione che avevo già collegato, ce n’è un altro con uno strano spinotto che mi pare possa corrispondere al buco con scritto “AR/CABLE ANT IN”. Il mio inglese, già abbastanza scarso, l’ho completamente dimenticato e quindi ho difficoltà a capire cosa significa CABLE.
Vorrei provare a collegarlo, ma se poi salta tutto? Prendo tempo e vado a farmi un caffè.
Per essere sicuro prendo il libretto di istruzioni che è in due versioni, una semplificata e l’altra, più corposa, contenente tutti i dettagli per far funzionare al meglio l’apparecchio. Ovviamente tutte le informazioni sono riportate in una decina di lingue e trovare le pagine in italiano è una impresa non facile.
Io per essere sicuro, vado subito all’ultima pagina dove c’è il numero di telefono dell’assistenza e contando sulla garanzia europea di due anni decido che è il caso di chiamare.
Digito il numero verde indicato e una voce metallica, forse una parente di ALEXA, mi chiede un mucchio di informazioni: modello dell’apparecchio, numero del modello, numero di serie, codice di riconoscimento del software installato (non lo sapevamo ma abbiamo preso un tv con all’interno un sistema operativo), la data d’acquisto, il rivenditore dov’è stato acquistato, data di installazione … manca solo il nome dei miei genitori e il loro luogo di nascita che forse chiederanno una volta validate le informazioni già fornite.
Dopo aver soddisfatto la richiesta di informazioni, la parente di ALEXA mi propone un menù di circa 15 voci tra le quali scegliere. La scelta relativa a cosa può fare un imbranato non c’è e con un colpo di genio che mi assale in quel momento scelgo “prima accensione”.
Dopo una attesa che pare essere senza fine, mi risponde un operatore che mi chiede se può aiutarmi. La cosa mi irrita perché, per quale motivo una persona perde parte della sua vita a digitare codici e ad attendere una risposta se non ha bisogno di aiuto?
Cerco la calma interiore perché quella esteriore è ampiamente esaurita e descrivo qual è il mio problema.
Il tipo, che dalla voce esprime una volontà esagerata di fornire la sua collaborazione, pare molto giovane e risponde alla mia richiesta di cosa fare per vedere lo  schermo acceso come se avesse alcuni decenni di esperienza e con sufficienza mi chiede: -ha collegato il cavo di alimentazione?- Infastidito dal tono della domanda, rispondo seccamente di sì e lui procede con un’altra domanda insidiosa chiedendomi se ho collegato il cavo dell’antenna.
Io avevo chiamato proprio per capire se lo spinotto trovato per terra poteva, senza provocare danni che avrebbero invalidato la garanzia, essere infilato in quel buco apparentemente fatto apposta.
Avuta conferma dal super esperto premio Nobel per lo studio relativo all’individuazione del buco per il collegamento delle antenne, chiudo la conversazione e torno dietro al malefico apparato. Infilo con dovizia lo spinotto dove mi è stato confermato essere il posto gusto.
Sfinito dal consumo delle energie profuse per risolvere i problemi, prima di tornare speranzoso sul divano, mi faccio un the con un paio di biscotti per apportare un po’ di calorie al mio fisico ormai allo stremo.
Perdo un po’ di tempo a scegliere quale bustina intingere nell’acqua, che nel frattempo ho messo a bollire, perché in casa ci sono settantacinque tipi di the tra cui scegliere. Alla fine, pressato dagli impegni in sospeso, ne prendo uno a caso e procedo con il nutrimento del corpo mentre quello dell’anima, avverrà tra poco con l’accensione del nuovo tv.
Oh che bello, un the con biscotti e la tranquillità della casa vuota. Poi tra non molto potrò godermi la mia trasmissione preferita e con una risoluzione video mai vista ne sperata.
Mentre sto sorbendo il the con grande soddisfazione e godimento, mi viene in mente che avrei potuto chiedere ad ALEXA cosa fare. Mi avvicino all’aggeggio e faccio la domanda diretta -cosa c’è da fare se il nuovo tv non dà segni di vita?-. Nessuna risposta significativa se non: -non posso aiutarti-.
Capisco all’istante perché. Mi è stato detto che quando vuoi fare una domanda all’aggeggio tecnologico devi prima pronunciare il suo nome per poi procedere con la domanda. Mi ero dimenticato di quel particolare e quindi …
Pronuncio ad alta voce, forse troppo, ALEXA e poi ripeto la domanda di prima. Risposta: -prendi  il libretto di istruzioni e vai all’ultima pagina dove troverai il numero di telefono dell’assistenza-.
Ma ALEXA vai a %%%***&&&£££^^^£££.

Rigovernata la cucina (beh ho solo sciacquato la tazza del the), torno in sala e verifico che il famoso spinotto sia inserito bene nell’apposito buco (non rischiamo un falso contatto!).
Mi accomodo sul divano e provo ad accendere il televisore.
Beh, c’è un’altra difficoltà di cui non avevo tenuto conto: il telecomando.
È di ultima generazione e presenta quindi un enorme divario tecnologico rispetto alle mie conoscenze.
I telecomandi moderni, per fortuna non tutti, hanno pochissimi tasti per gestire le numerosissime funzioni possibili. Il tasto di accensione, per esempio, non è un semplice bottoncino come una volta, è una specie di sensore che se lo sfiori in modo maldestro, o improprio, provvede a fare cose che la maggior parte degli esseri umani non è in grado di capire.
Supero il momento critico guardando con piacere e soddisfazione il nuovo acquisto e provo a premere un tasto con sopra una figurina che pare, così a me sembra, indicare l’accensione.
Lo schermo si accende ma appaiono solo scritte che pretendono ancora l’inserimento di altri dati e risposte a quesiti incomprensibili.
Tento comunque, inserendo qualche risposta secondo me ragionevole, ma oltre a non succedere nulla si blocca tutto.
Esasperato torno dietro il televisore, stacco lo spinotto dell’antenna, tolgo la spina dalla presa e con fatica porto il malefico oggetto in studio dove giace il vecchio apparecchio, che riprendo e riporto dove stava. Collego i due semplici cavi previsti (solo due), mi siedo sul divano e premo il tasto di accensione.
Senza attendere che si verifichino miracoli, il “vecchio” si accende regolarmente.
Sintonizzo il mio canale preferito e appena la trasmissione che non vedevo l’ora di vedere inizia, mi addormento profondamente. D’altra parte certi sforzi alla mia età debilitano fortemente.
Nello stato di semi incoscienza in cui mi trovo, sento un suono lontano e solo poco dopo mi rendo conto che è il citofono.
È mia moglie che torna, vorrebbe entrare e suona con insistenza per farsi aprire.
Mi alzo a fatica le apro e quando entra in casa mi dice con una certa irritazione: -dov’eri, ho suonato decine volte e nessuno rispondeva-. Io vergognandomi un po’ le dico che ero impegnato in studio e non ho sentito il campanello.
Poi arriva la preoccupante domanda trabocchetto che mi aspettavo: -perché non hai installato la nuova tv?-.
Rispondo che non ho avuto tempo perché mi sono messo a fare delle ricerche in internet e il tempo è passato in fretta. Poi aggiungo: -ho pensato di far vedere il nuovo acquisto a mio figlio che domani verrà a trovarci e dato che so che anche lui vuole cambiare apparecchio, potrò fargli vedere come si fa a farlo funzionare-.
Domani mi figlio potrà darmi una mano e con la scusa che deve vedere come funziona farò fare direttamente a lui l’attivazione di quel marchingegno mostruoso.
A questo punto sorge spontanea una domanda: ma perché abbiamo deciso di prendere una nuova tv? E così complicata per giunta.

Amici miei, non vi pare che tirare in ballo mio figlio sia stata una idea furbissima?

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