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L’Acacia

L’Acacia

di Giacomo Danesi

Quanti errori ho commesso in gioventù!
Per carità, di errori si vive anche in età più che matura. Però stai più attento. Prendete il linguaggio dei fiori. Sapevo, per esempio che quando regali una rosa ad una signora, la devi regalare con le spine… Il motivo è ovvio!
Ma da giovane, ambizioso di conoscere e di essere alternativo, andai ad un appuntamento galante con un mazzo di fiori d’Acacia. Volevo far colpo sulla sventurata, naturalmente! E come potevo sapere che quella conosceva il linguaggio dei fiori?

L’Acacia in questione è la robinia (Robinia pseudoacacia) della famiglia delle Fabaceae (Leguminose). Sì, la bella robinia, pianta alta 15 metri circa, con le sue 13-15 foglioline ellittiche disposte in modo simmetrico. Ammirarla in primavera, soprattutto a una certa distanza, appare tutta bianca ed è profumatissima. Curiosi i suoi frutti a legumi che in autunno si aprono e fanno cadere i semi sul terreno.
Sempre in primavera i suo fiori sono un’autentica festa per le api che producono il famoso miele di Acacia, dolce e profumatissimo.
Ecco, quest’ Acacia è il simbolo dell’amore platonico. Era un’altra acacia che dovevo regalare, quella di colore giallo: la mimosa! E, sentite, sentite, quest’ultima elevata a simbolo del pudore!
La cosa curiosa però è che questa mimosa, che regaliamo alle donne l’8 marzo, non appartiene al genere Mimosa ma a quello dell’Acacia!

Anche se entrambi questi due generi fanno parte della famiglia delle Leguminose. La sottofamiglia è quella delle Mimosacee (ben diverse centinaia di specie!).
Altro particolare curioso. La specie in oggetto non fa parte della nostra flora spontanea! L’usanza di regalare mimose alle donne è solo Italiana. So di dare una grossa delusione al gentil sesso informandolo che la scelta di regalare mimose alle donne l’otto marzo è dovuta solamente ad un fatto contingente: semplicemente perché fiorisce in quelle settimane di marzo vicine alla fatidica data!
E, da non trascurare, può essere raccolta in piccoli ramoscelli da appuntare sul petto, mettere nei capelli, ecc. Questo dal 1946.
Un vera disdetta per i fioristi l’Anno Domini 2007. A causa dell’effetto serra la mimosa è fiorita in anticipo, con gravi risvolti economici.
Che la Massoneria abbia scelto come simbolo floreale l’Acacia, proprio l’ignoravo. Il motivo? La pianticella dell’Acacia è vigorosa e anche gentile. Particolare importante: resta sempre verde durante le quattro stagioni. Eppure, si rinnova sempre. Non male come scelta.
Non solo. Ma nella Massoneria richiama anche il concetto di immortalità per chi è Gran Maestro. La storia è curiosa e riguarda l’architetto del Tempio di Gerusalemme. Dopo averlo ucciso gli assassini nascosero il cadavere inumandolo. Come per incanto, però, sulla sua tomba germogliò un ramo di acacia. Questo fatto rivelò la sua presenza. Tutto questo fu anche interpretato come rinascita a nuova vita. Etimologicamente sono molte le proposte e interpretazioni.
Una delle più accreditate è quella che il nome deriva greco akakon. Secondo la Bibbia, l’Arca dell’Alleanza era in legno d’Acacia dorato. Lo stesso legno, dicono, fu usato per costruire i sarcofaghi dei faraoni dell’antico Egitto.
Inoltre l’Acacia è il simbolo della speranza e della persistenza dell’anima dopo la morte fisica. Questo a significare la conservazione dell’energia della vita.
Ho scoperto che fu importata nel XVII secolo dall’Isola di Santo Domingo. Ecco, lì è regalata in occasione dei fidanzamenti. Di sicuro è un portafortuna per l’Acquario e i Pesci. Il perché non lo saprei proprio dire. Mi ha incuriosito, invece, apprendere che dalle varie specie di questa pianta si ricava una gomma arabica e anche un legno molto duro.
Mi vergognavo chiedere a Iginio Massari una ricetta con i fiori di Acacia. Quando poi ho saputo che si possono mangiare fritti, in pastella, sono scoppiato a ridere.

Eppure… Leggere per credere.

L ’ACACIA:   Ingredienti per la pastella

fiori di Acacia q.b.
g 200 di farina bianca tipo 00
g 2 di sale
g 5 di zucchero
n. 1 grano di pepe macinato
g 270 di birra

La ricetta di Iginio Massari  

 

FIORI DI ACACIA FRITTI

Preparazione

In una bacinella semitonda mescolate bene con un frustino farina, birra, sale, zucchero e pepe fino a formare una pastella morbida. Mettete la bacinella, coperta con un cellophane, in frigorifero per 12 ore prima del suo utilizzo. In un tegame sufficientemente alto e largo preparate l’olio ad una temperatura di 176°C, temperatura ideale per fritture piccole e medie.
I fiori di Acacia si immergono con una forchetta nella pastella. Subito dopo si mettono a scolare su una rete e quindi si mettono a raffreddare in frigorifero per 15 minuti. Segue la friggitura. Prima di gustarli, passate una spolverata con zucchero a velo vanigliato. L’ideale per zuccherarli.
Semplicemente deliziosi!

NESSUNA NOTA TECNICA ESSENDO UNA PIANTA CHE È DIFFICILE DA CURARE IN GIARDINO… SI TROVA NEI BOSCHI!

Tratto dal libro  “Mia nonna mangiava i fiori” 

Testi di G. Danesi – Vannini Editrice 

Altri racconti tratti da “Mia nonna mangiava i Fiori”

 

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