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La Viola

La Viola

di Giacomo Danesi

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,

anzi d’antico: io vivo altrove, e sento

che sono intorno nate le viole… ”

Grande Giovanni Pascoli nell’incipit della splendida poesia L’Aquilone. Come dite? Non gli è da meno Giacomo Leopardi nel suo Il Sabato del Villaggio? Non ci sono dubbi!  Infatti, chi non ricorda questi splendidi versi:

“La donzelletta vien dalla campagna,

in sul calar del sole,

col suo fascio dell’erba; e reca in mano

un mazzolin di rose e di viole,

onde, siccome suole,

ornare ella si appresta

dimani, al dì di festa, il petto e il crine… ”

Bello scoprire che i due grandi poeti non erano insensibili all’umile Viola Mammola. Perché di lei stiamo parlando. Il suo nome scientifico, Viola odorata, la dice lunga sulle qualità della nostra Violetta. Con la primula è tra i primi fiori ad annunciare la primavera ormai non più lontana. Una volta. Perché adesso non ci sono più tracce né dell’inverno e nemmeno della primavera! Non lasciatevi ingannare dall’apparente fragilità della Viola Mammola. In verità è una pianta molto resistente. Gli antichi amavano intrecciare i fiori delle Viole. Le usavano per formare una coroncina da deporre sul capo dell’amata. Sembra, infatti, che l’etimo Viola derivi dal verbo latino vieo, ovvero intrecciare. Vi state chiedendo, invece, da dove derivi la parola Mammola? Sempre dal latino, e precisamente dalla parola mammula. Un momento. La sua prima radice è però Jon che in greco significa violetto!

Il suo significato? Fanciulla timida e pudica… Perché la Viola Mammola appare quasi timida, nascosta fra i fili d’erba. Ergo, ecco pronta l’etichetta di pudica, quasi timorosa, modesta, discreta. Di conseguenza, nel linguaggio dei fiori, vuol significare l’amore segreto e romantico. Che poi le sue foglie a forma di cuore rendano il tutto più credibile, è scontato. Un simile fiore poteva essere esente da leggende e fantasie mitologiche? Certamente no!

Ecco la prima. Chi se non Giove poteva innamorarsi della bellissima ninfa Io? Questa, sacerdotessa al servizio di Giunone, moglie di Giove, si lasciò conquistare. Inutile dire che la cosa non passò inosservata a Giunone, che decise di coglierli in fallo. Giove però si accorse del tranello e dell’arrivo della moglie. Che fare? Semplice. Tramutò la povera Io in giovenca! Giunone non credette assolutamente che quella giovenca fosse lì per caso, e vegliò affinché rimanesse tale. Giove cosa escogitò? Creò seduta stante uno splendido prato coperto di Viole sempre in fiore per favorire la sua Io.
Volete sapere, invece, cosa inventò il dio Vulcano, guarda caso figlio di Giove e di Giunone, per baciare Venere, dea della bellezza e dell’amore? Si presentò davanti a Venere tutto profumato di violetta. Lei, comprensiva, gli concesse un bacio. Beh, da qualche parte bisogna pur cominciare…
Brutta storia, invece, quella che coinvolse Attis, che voleva sposare la principessa Atta, ma senza fortuna. Questi, deluso, non trovò di meglio che evirarsi sotto un pino, trovandovi la morte. Dal sangue che sgorgò nacquero le Viole dai petali rossi. Atta, appresa la notizia, si uccise. Dal suo sangue nacquero altre Viole! Nella Roma imperiale il 22 marzo si celebrava il culto in nome di Attis. In che modo? Si trasportava in processione un tronco di pino tutto adornato di Viole!
Mi è del tutto nuova, invece, la notizia che i Cavalieri della Tavola Rotonda consultassero le Viole per conoscere il loro destino. Con quali risultati lo sappiamo tutti… Sentite cosa hanno inventato, sempre a proposito della viola mammola i seguaci di Napoleone Bonaparte. Cinque maggio 1821. Napoleone è sul letto di morte all’Isola di Sant’Elena. Quella notte si scatenò un furioso uragano che distrusse ed abbattè alberi e arbusti che si trovavano nel giardino della villetta dell’imperatore. Al mattino, con sorpresa, si accorsero che era rimasto intatto solo un tappeto di Viole fiorite proprio davanti alla camera del morente.

Era il 5 maggio? Guarda caso proprio come il numero dei petali del fiore della Viola che sono cinque! I suoi seguaci, i bonapartisti, da allora tramandarono la storia, associando grandezza e modestia al piccolo fiore. Non dimentichiamo che Napoleone Bonaparte amava questo fiore. La sua seconda moglie, Maria Luigia d’Asburgo, ne era talmente affascinata che ne curava personalmente la coltivazione.

Dove? Nell’Orto Botanico di Parma! Sempre lei, la duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla convinse i frati del Convento dell’Annunciata a lavorare e studiare come estrarre dalla pianta l’essenza. Ci riuscirono alfine. Nacque così la famosa Violetta di Parma! Ancora oggi l’essenza è ampiamente utilizzata per la fabbricazione di profumi e quant’altro.
Inutile dire che la Violetta è ampiamente usata come medicinale. Il suo principio attivo? La Violina! Ecco, dunque, le sue qualità di espettorante, sedativa, emolliente, sudorifera, diuretica e lassativa! Senza contare che il tè di Violetta cura le infiammazioni della gola, tonsille, catarri cronici, pertosse, bronchiti acute, infiammazioni dei reni e della vescica. Basta così, per favore.


E in cucina? Di sicuro i pasticcieri ne candiscono i fiori. Per il resto mi affido alla ricetta del nostro Iginio Massari.

la ricetta di Iginio Massari

TORTA ALLE VIOLE MAMMOLE

Ingredienti:

Frolla “Milano”

g 200 burro
g 2 sale
g 80 zucchero a velo
g 20 miele di acacia
g 40 tuorli d’uovo
n. 1/2 bacca di vaniglia
1/2 limone grattugiato di Sorrento
g 250 farina bianca 00 debole biscotto

 

Massa montata grassa

g 100 burro
g 50 zucchero a velo
g 100 uova intere
1/2 limone grattugiato
g 80 sciroppo aromatico di Viole mammole
g 120 mandorle dolci bianche macinate finemente
g 60 farina 00
g 1 lievito in polvere

Necessitano:

  • 1 tortiera diametro cm 20
  • Pasta frolla tirata a mm 4 foderate, senza lasciare bolle di aria
  • Massa montata grassa
  • Spolvero di zucchero velo semolato prima della cottura

Preparazione:

Amalgamate il tutto senza incorporare aria, e aggiungete alla fine la farina bianca di tipo debole biscotto. Lavorate poco, solo il necessario, per l’assorbimento della farina. Avvolgete la frolla in una plastica alimentare e posizionatela in frigorifero per 12-14 ore prima dell’utilizzo. Stendete la pasta con un matterello: per facilitare l’esecuzione, prendete due spessori da mm 3 di metallo o di legno, per esempio due aghi per la lavorazione della lana, posizionate la pasta su un foglio di plastica alimentare e stendetela, risulterà così di uno spessore regolare.
Per questo dolce la pasta deve avere uno spessore di mm 3. Il giorno precedente fate un infuso di 50 g di fiori di Viole con g 50 di acqua bollente, lasciate riposare tutta la notte. Aggiungete g 50 di zucchero, scaldate il composto e passate al setaccio. Montate con lo sbattiuova o planetaria a velocità moderata il burro e lo zucchero. Unite le uova lentamente e lo sciroppo aromatico di Viole, continuando a montare sino a ottenere una consistenza soffice. Unite le mandorle macinate finemente con la farina (evitate la fuoriuscita di olio dal frutto secco); aggiungete alla massa il limone e il lievito. Riempite con la massa montata grassa la tortiera precedentemente preparata foderandola con la pasta frolla; passate a cottura (forno a 180°C) per 25 minuti.

NOTE  TECNICHE
Qualche notizia per coltivare la Viola odorata, ovvero la Viola Mammola? Eccole.
È una pianta semi-sempreverde rizomatosa che fiorisce da febbraio ad aprile.
Naturalmente saranno piantate nei mesi di settembre-ottobre o in marzo-aprile. Il terreno che predilige è di tipo prosciugato, umido e fertile. Per quanto riguarda l’esposizione ama la mezz’ombra, ma tollera bene anche il sole o addirittura l’ombra piena. Molto piacevole il profumo che emana.


Tratto dal libro “Mia nonna mangiava i fiori”

testi di Giacomo Danesi – Vannini Editrice

 

Altri racconti tratti da “Mia nonna mangiava i fiori”

Racconti & Ricordi*anzianiincasa.it

 

 

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