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La rosa canina

La rosa canina

di Giacomo Danesi

Tra le tante varietà di rose esistenti in natura, io vi parlerò della Rosa Canina.
Ricordo bene questo fiore. Lo ricordo bene prima di tutto nel nostro dialetto franciacortino: Brusö Cül, o Stagnö Cül.
In Italia è conosciuto anche con il nome di Rosella, Spina novella, Rosa macchiaiola, Rosa selvatica, Rosa mata, ecc.
Di giovane età, appena terminato il militare assolutamente indolente e con nessuna voglia di lavorare, al mattino mi incamminavo sui sentieri che dall’abitato di Adro, in Franciacorta in provincia di Brescia, portavano alla cima del Monte Alto. Che spettacolo la fioritura della Rosa Canina!
Non ricordo chi mi avesse consigliato di raccogliere i petali durante la loro fioritura primaverile, per sistemarli poi in barattoli di vetro. Uno strato di petali, uno strato di zucchero. E così via fino a riempire il barattolo. Ben chiuso, lo esponevo poi al sole in modo che lo zucchero, liquefacendosi, assorbisse il profumo e i principi attivi dei petali della Rosa Canina.

Poi non rimaneva che assistere al lento (allora il tempo mi appariva lento, anzi, lentissimo) trascorrere delle settimane e dei mesi ed attendere l’autunno. Giusto in tempo per raccogliere il frutto, o meglio, il falso frutto che appariva simile ad una bacca carnosa di un bellissimo colore rosso-arancio.

Un momento. Molti consigliano di raccogliere il frutto in inverno, quando è ben maturo, ma essendo mio desiderio usare la bacca per tagliuzzarla e metterla successivamente in piccoli sacchetti di juta, per poi esporla al riparo dal sole in un posto ben ventilato affinché la polpa si asciugasse, e riporla poi nei barattoli di vetro, la sua raccolta era effettuata in autunno quando non è ancora ben matura. Ben matura serviva, invece, per fare le marmellate.

Durante l’inverno, quando l’inverno era ancora freddo, la neve cadeva abbondante e nessuno parlava di effetto serra, ecco le nostre bacche pronte per essere bollite, per fornirmi poi uno splendido tè di bacche di Rosa Canina. Come lo zuccheravo? Ma con lo zucchero che, in primavera aveva assorbito il profumo e le qualità organolettiche dei petali!

Che splendida bevanda!

Gli studiosi affermano che la Rosa Canina è un meraviglioso integratore nutrizionale. Sembra anche che accresca le difese immunitarie. Altissimo poi il suo contenuto di vitamina C.  Se è vero, come è vero, che cento grammi di arancia contengono 50 mg di vitamina C, ebbene la Rosa Canina ne contiene addirittura in quantità 10 volte superiore!
Vi state chiedendo perché questo fiore, della famiglia delle Rosacee (la stessa famiglia della Mespulis Germanica, sì, insomma, delle nespole selvatiche) porti il nome di Rosa Canina? Perché un tempo si pensava che il suo uso guarisse dai morsi dei cani. Una leggenda metropolitana. Ve lo dice uno che di morsi di cani se n’intende! Infatti, sono la preda preferita di cani piccoli e grandi!

La Rosa Canina, come detto, è solo una delle infinite varietà della Rosa.  A proposito, conoscete il linguaggio dei fiori? Dicono, ma non so se corrisponda a verità, che regalare all’amata un fiore, quel fiore, ha un preciso significato.
Vediamo il linguaggio della Rosa. Regali una Rosa bianca, magari accompagnata da Mughetto e da un Miosotide? Sembra voglia significare: “Ti amo, ma non oso dirtelo” . Il classico timido.
Hai optato per una Rosa gialla, magari accompagnata da Verbena e Caprifoglio? Le stai comunicando che l’hai tradita, ma che comunque non hai mai smesso di amarla e di volerle bene?

Lascia perdere.
Non ci casca.

Torniamo all’aspetto pratico. La Rosa si presta a infinite utilizzazioni in erboristeria, in cucina e nella pasticceria.
Le due ricette che Iginio Massari propone ora ai lettori ne sono la conferma.

La ricetta di Iginio Massari

LIQUORE
DI PETALI
DI ROSA ROSSA

Raccogliete 50 grammi di petali di Rose rosse e staccate la parte bianca.
Metteteli in un bottiglione, o vaso di vetro, con chiusura ermetica. Aggiungete 2 bacche di vaniglia Tahiti, 5 chiodi di garofano e un litro di alcool alimentare di 95-99 gradi.
Lasciate in infusione per 30 giorni. Al termine aggiungete uno sciroppo di zucchero (500 grammi di zucchero e 1000 grammi di acqua). Bollite, e fate raffreddare. Mescolate energicamente.
Richiudete il vaso, o il bottiglione, e lasciate riposare per 10 giorni. Filtrate e servite a 4°C.

la ricetta di Iginio Massari

Necessitano: due casseruole

Ingredienti per 4 persone
g 600 salmone affumicato
Per l’insalata di patate:  g 500 patate – n. 1 rametto di timo – sale grosso
Per la salsa:  g 50 erba cipollina  – g 50 cipollotto – ml 200 olio d’oliva extravergine –
ml 100 aceto balsamico – sale e pepe

Inoltre: g 120 insalatina – g 40 petali piccoli di Rosa rossa solo

Preparazione

Spazzolate, lavate, sbucciate le patate. Mettetele in una casseruola con dell’acqua fredda, il sale grosso e il timo e portate a cottura circa 20 minuti a fuoco basso; ancora calde tagliatele a rondelle di 5 mm di spessore.
In una casseruola fate ridurre a fuoco basso sobbollendo l’aceto balsamico fino ad ottenere la consistenza sciropposa (si ridurrà di 2/3).
Tagliate sottilissima l’erba cipollina e il cipollotto e metteteli in una ciotola con l’olio, il sale e il pepe.

Per servire

Depositate su un lato del piatto le fette di salmone affumicato tagliato a listarelle come le fettuccine. Vicino fate una forma di tortina di patate e cospargetele con l’olio all’erba cipollina e l’aceto balsamico ridotto.

 

 

Tratto dal libro  “Mia nonna mangiava i fiori” 

Testi di G. Danesi – Vannini Editrice

 

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