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La nevicata dell’85

La nevicata dell’85

di Giulio Ghirelli

Quella mattina di gennaio dell’85 a Milano c’era un silenzio irreale.
Un fatto strano, perché sin dal primo mattino la città era invasa dal rumore dei clacson delle auto e dallo sferragliare dei tram. Mi alzai, guardai dalla finestra e capii il motivo di quella quiete: nevicava come non ricordavo di aver visto da moltissimi anni. I fiocchi di neve scendevano talmente fitti che velavano la veduta dell’ambiente urbano. I tetti e i balconi delle case erano coperti da una spessa coltre di neve, e le guglie del Duomo con in cima la Madonnina, che avevo la fortuna di vedere in lontananza dalla finestra, quel mattino erano un’immagine sfocata, difficile da distinguere.
Sui marciapiedi non c’era il solito viavai di pedoni, e quei pochi camminavano lenti, attenti a non scivolare. Dalla strada non mi arrivava il rumore delle poche auto e dei tram che si muovevano adagio.
Mi sembrava di vedere un film muto al rallentatore.
La visione di quella nevicata mi riportava ai tempi della mia infanzia, quando a Milano non c’era un inverno senza quelle belle nevicate che facevano la felicità dei bambini. Ma, come dicono certi vecchi come me, anche la neve non è più quella di una volta.
E vedere scendere quei fitti fiocchi mi dava la stessa sensazione di gioia che provavo da bambino.
Molto meno gioioso il pensiero di dover mettermi in marcia col mio furgone per andare a consegnare del materiale urgente a un cliente.
A quei tempi portavo sempre con me la fotocamera, e quando giunsi in Corso Sempione, poco prima di arrivare all’Arco della Pace, vidi la sagoma arancione del tram spiccare nel paesaggio innevato.
Senza preoccuparmi di intralciare il poco traffico che c’era, fermai il furgone in mezzo alla strada, scesi e scattai una foto. Una sola, poiché il clacson dell’unica auto dietro di me mi stava già sgridando.

 

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