di Giacomo Danesi
“L ‘estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta.
Sai tu sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pesche,
vellutate appena tocche,
e ciliegie lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche” .
Spero che qualche lettrice o lettore ricordi questa poesia studiata alla scuola elementare! L’autore? Angiolo Silvio Novaro.
Quelli della mia generazione forse ricorderanno con più pathos Lucio Battisti e la sua splendida canzone “Fiori rosa, fiori di pesco”. Giusto così.
La Pesca. Che splendido frutto! Il più amato dagli italiani secondo una recente statistica.
Hai la pelle come una pesca!
Bella questa espressione usata per definire una pelle vellutata come quella di un bambino o di una giovane ragazza.
Inutile dire che esistono tantissime varietà di questo splendido frutto. Uno dei più noti è sicuramente il Prunus persica vulgaris. Arriva dalla Cina, dove da tempo immemore lo considerano l’albero della Immortalità e sinonimo di Primavera. Mi sembra giusto. Infatti, il dio cinese della longevità lo vediamo rappresentato mentre emerge addirittura da una Pesca!
Laggiù in Cina, oltre che simbolo di lunga vita è considerato anche simbolo di ricchezza.
Incredibile la scoperta fatta, sempre in Cina, nel 1977. Fu ritrovato il corpo, risalente al II secolo avanti Cristo, della moglie del marchese di Tai.
Era intatto. E nella tomba, in un angolo, ecco una ciotola di Pesche.
Fa tenerezza leggere nel Libro dei Monti e dei Mari la descrizione di un grande albero di pesco che nasconde con i suoi grandi rami la Porta degli Spettri. La porta è custodita da duri custodi che lasciano entrare solo chi merita di vivere in eterno!
Se in Cina è tenuto in grande considerazione, non di meno lo è in Giappone dove è stato eletto albero principe contro le forze del male.
Non dimentichiamo poi che nel Buddismo la Pesca, con il cedro e il melograno, è uno dei tre frutti benedetti.
E in Occidente? Sembra che donare un rametto di pesco voglia significare tutta la vostra ammirazione e dedizione alla persona alla quale avete fatto dono.
In Egitto, invece, la Pesca era sacra ad Arpocrate, dio del Silenzio e dell’Infanzia.
Se è vero che è il frutto più amato dagli italiani, negli Stati Uniti, lo Stato della Georgia è conosciuto con il soprannome di Peach State, appunto per l’intensa coltivazione del succoso frutto. L’Italia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo produttore al mondo!
Da dove arriva? Sembra dalla Cina. Al seguito delle carovane arrivò in Persia.
Sia ringraziato Alessandro Magno che l’ha fatta conoscere in tutto il bacino Mediterraneo!
In Italia arrivò nel I secolo dopo Cristo in quel di Roma.
Non ebbe subito un gran successo, anche perché si era sparsa la voce che era pesante per lo stomaco. Un encomio ai signori della Scuola Medica Salernitana che, invece, affermarono essere la Pesca un frutto con grandi doti digestive. La scienza moderna ha confermato!
Curioso, invece, il nome affibbiato ad una qualità di marmo in Toscana. Per via dei colori della Pesca, che macula questo marmo bianco, lo stesso è noto come persichino!
Occorre elencare tutte le qualità organolettiche della pesca? Penso di no. Affidiamo a Iginio Massari il compito di darci una ricetta che esalta in pasticceria lo splendido frutto
CHARLOTTE RUSSA
Preparazione
Fate bollire l’acqua con lo zucchero e la buccia d’arancia.
Incorporate il liquore quando il liquido precedente si è raffreddato.
Preparazione
In una bacinella, mescolate i tuorli e lo zucchero. Bollite in un tegame antiaderente il latte e la vaniglia. Incorporate le due masse, la purea di frutta e portate a cottura alla rosa (82°C), mescolando in continuazione con un frustino. Incorporate il liquore, poi la gelatina precedentemente ammorbidita in acqua fredda e, successivamente, i fiori di Pesco.
Quando la crema avrà raggiunto la temperatura di 26-28°C, amalgamate delicatamente la panna montata lucida. Montate in una bacinella semitonda i tuorli con lo zucchero. Montate in un’altra bacinella, con un frustino elettrico, gli albumi a neve lucida con lo zucchero. Amalgamate delicatamente le due masse e incorporate la farina e la fecola passate al setaccio.
Modellate con un sacchetto e una bocchetta del diametro di mm 10. Formate dei bastoncini, modellati su una teglia coperta da carta da cottura, tutti attaccati l’un l’altro, lunghi cm 4, per tutta la lunghezza della teglia.
Spolverate leggermente la superficie, con l’ausilio di un piccolo setaccio, con 50% di zucchero semolato e 50% zucchero a velo prima di cuocere a temperatura di 220-230°C, valvola aperta (o con lo sportello del forno leggermente aperto) per 12-13 minuti. Il colore alla fine sarà leggermente dorato, color nocciola, sui fianchi.
Composizione
Inzuppate i savoiardi nell’inzuppatura alla Pesca e foderate il fondo e il girotorta della tortiera. Fate uno strato di crema bavarese alla pesca e incorporate g 150 di pesche sciroppate tagliate a fettine sottili disposte a raggiera.
NOTE TECNICHE
Vista la varietà del frutto e la complessità della coltivazione, penso che la cosa giusta da fare sia quella di andare e comperare le Pesche dal vostro ortolano! Ma se proprio desiderate avere una pianta di pesco in giardino, non fosse per gli splendidi fiori, il vostro vivaista di fiducia vi consiglierà certamente per il meglio
Tratto dal libro “Mia nonna mangiava i fiori”
Testi di G. Danesi – Vannini Editrice
Altri racconti tratti da “Mia nonna mangiava i Fiori”
Racconti & Ricordi*anzianiincasa_2018