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Il Crisantemo

Il Crisantemo

di Giacomo Danesi

Strano paese l’Italia. Novembre, mese dei morti. Quale fiore scegliere per l’occasione?
Semplice: il Crisantemo. Perché è il fiore dei morti? Affatto! Solo perché fiorisce in quelle settimane. La stessa storia è accaduta con le mimose, scelte per essere offerte alle donne in occasione della loro festa, l’8 marzo, perché fioriscono in quel periodo. Ditelo con i fiori! Una parola. Provate voi a donare all’amata un mazzo di Crisantemi, da sempre fiore dell’amore in Giappone, in Cina e nei paesi anglosassoni. Come minimo un manrovescio non ve lo toglie nessuno.
Tanti anni fa, saputo che appendere alla porta di casa un crisantemo significava che in quella casa regnavano la pace e il benessere, mi azzardai (conscio del pericolo) alla operazione. Per un paio di mesi, da novembre a fine dicembre, quando mi decisi a togliere i ramoscelli che settimanalmente cambiavo alternando i colori, nessuno s’azzardò a suonare il campanello. Questo episodio mi mise in crisi. Mi accorsi di non avere amici…
Il Crisantemo? È la gloria dell’autunno, affermava cinquecento anni prima di Cristo il grande Confucio. Amato dai giapponesi, il regno del Giappone si chiama, infatti, Trono del Crisantemo. Dal tempo dell’ottantaduesimo imperatore Gotoba Tenno (1183 – 1198) questo fiore è considerato emblema nazionale. Ben conosciuto dai cinesi, in Giappone fu introdotto molto più tardi, e non tardò a soppiantare qualsiasi altro fiore nel cuore dei giapponesi. È coltivato ovunque nel paese del Sole Levante, tranne che in una cittadina: Himeji. Risparmiatemi, per favore, di raccontarvi il perché. È troppo triste.  Ha, naturalmente, anche un suo linguaggio.

Se offrite, in Giappone naturalmente, un mazzo di Crisantemi di colore rosso significa: ti amo.

Di colore bianco vuole significare che siete sinceri; infatti, rappresenta la verità.
In Inghilterra, invece, è offerto in occasione di una nascita.
In Europa il fiore giunge intorno al XVII secolo in Olanda. Sembra che fin dal 1668 fosse coltivato nei Paesi Bassi, dopo essere giunto dal Giappone. Ma senza successo. Passeranno molti anni prima di vedere questi fiori entrare nelle grazie degli europei. Bello il nome coniato dal botanico e naturalista svedese Karl Von Linné meglio noto come Linneo (1701 – 1778): Fiore d’Oro. Nome nato unendo due parole greche: chrysós (oro) eánthemon (fiore). Linneo fu il primo scienziato a collocare l’uomo tra le scimmie; contrariamente a molti scienziati antievoluzionisti che affermano e scrivono essere stato Charles Darwin.
Della famiglia delle Compositae, ben 200 sono le specie di questo fiore, il cui nome scientifico è Chrysanthemum. Tra queste, incredibile ma vero, c’è anche la comune margherita dei prati (quella a fiori bianchi), oltre alla margherita gialla.

Come dite? Siete curiosi di sapere come si usa in cucina o in pasticceria? Sono rimasto basito nell’apprendere i molteplici e incredibili utilizzi di questo fiore nella nobile arte della cucina.
Intanto, ecco una leggenda (per fortuna!). Sembra che il segreto per vivere mille anni sia quello di bere la rugiada di un petalo di Crisantemo su cui siano state scritte alcune righe dei testi sacri buddisti. Cercasi monaco buddista munito dei sacri testi. Alta ricompensa garantita. Dunque il Crisantemo non solo come un fiore esotico, ma con un suo posto d’onore nei ricettari di tutto il mondo. Ecco allora il suo uso nelle frittate nei pasticci di carne, con il pesce, e anche crudo nelle insalate.

E il nostro Iginio Massari, principe indiscusso nel campo della pasticceria mondiale, cosa ci ha preparato con il crisantemo?

Una vecchia ricetta veneta

Eccola!

 La ricetta di Iginio Massari

LA FRITOLA CON I CRISANTEMI

Preparazione:

In una piccola impastatrice mettete tutti gli ingredienti e impastate fino a formare una pasta sostenuta e omogenea. Posizionate la pasta, ricoperta da un cellophane, in un frigo per un’ora. Tirate la pasta molto sottile (si devono vedere le parole scritte di un giornale); tagliate dei rettangoli di cm 12-14 per cm 7-8 e nel rettangolo di pasta fate due tagli in lunghezza, lasciando due centimetri di spazio di pasta. In un taglio passate un angolo di pasta. Scaldate abbondante olio di arachidi o strutto raffinato e deodorato, a 176°C. Cuocete prima da una parte e subito dall’altra, il colore deve essere dorato chiaro. Se il colore è nocciola, significa che il prodotto è troppo inzuppato di grasso. Attenzione, la cottura deve essere molto veloce. Dopo cotti, spolverate con zucchero vanigliato.

N.B. L’alcol (la grappa) in questo caso, oltre al supporto aromatico funziona come lievito.

CURIOSITA’

A Venezia quando i Fritolari ambulanti avevano clienti importanti e la loro arte figurava fra quelle che vanno per via, come appariva in un libretto di Gaetano Zampini pubblicato nel 1785, “La fritola è un bocon da poaretti e anca da sior”, teneva a precisare il poeta Cazzola (sic!) che ne forniva la ricetta in versi:

“Con acqua e farina
se fa ‘na pastela
po zò maresina,
‘na giusta misura
de ojo ben coto
che vada de trotto (di buon bollore)”.

Detto tra parentesi, la maresina è la foglia del Crisantemo selvatico che si usava per le frittelle. E così era chiamata per il suo sapore amarognolo. Artigiani e rivenditori, dunque, ci fanno rivivere il ricordo della spensierata società settecentesca, che consumava nell’oblio gli ultimi spiccioli di una grande ricchezza.

NOTE TECNICHE

Nome scientifico: Chrysanthemum, della famiglia delle Compositae.
Pianta annuale o perenne, i suoi frutti sono acheni. In Italia, oltre che essere coltivate nei giardini come ornamento, le possiamo trovare nei campi e nei prati dove crescono spontanee almeno una dozzina di specie. Impossibile citare tutte le varietà come pianta da esterno, adatte per il giardino roccioso, aiuole, bordure. Oppure come pianta da vaso, soprattutto tre le varietà più alte.
La sua moltiplicazione viene in genere eseguita per talea, mentre l’uso del seme è riservato di solito alle colture di interesse genetico. La sua fioritura, come noto, avviene in autunno inoltrato.

Tratto dal libro  “Mia nonna mangiava i fiori” 

Testi di G. Danesi – Vannini Editrice 

 

Altri racconti tratti da “Mia nonna mangiava i Fiori”

Racconti & Ricordi*anzianiincasa_2018

 

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