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Giulio/”Cavaliere solitario”

Giulio/”Cavaliere solitario”

di Giulio Ghirelli

Quasi tutti i miei viaggi motociclistici li ho fatti da solo. La ragione principale è il mio carattere. Tendente al misantropo, dico io. Orso, dice mia moglie.  Beh, l’orso è un animale che mi sta molto simpatico, quindi…
I miei viaggi in moto li faccio nei giorni feriali, quando mia moglie è a Milano. E in questi viaggi mi fermo spesso a guardare i paesaggi e a scattare fotografie. E trovare compagni disponibili nei giorni feriali, non è facile. L’unico con cui riesco a fare qualche giro è Fulvio, un mio amico, pure lui di terzo pelo, settanta, che abita a Milano. Anche se durante la settimana ha qualche impegno familiare, ogni tanto riusciamo a combinare qualcosa insieme. Mi piace viaggiare con lui perché è un tipo tranquillo e ha i miei stessi ritmi e la medesima passione per i paesaggi, e non l’ho mai visto sbuffare se, ogni due per tre, faccio una sosta. E anche lui ha una moglie che, dopo averlo seguito per anni nei viaggi in moto, adesso ha rinunciato.
Fulvio è un motociclista di vecchia data, ed è orgogliosamente proprietario di una rossa BMW K 750 che ha comprato una ventina d’anni fa e che conserva scrupolosamente. La BMW è rimessata nel mio garage a Colico, e ogni tanto Fulvio arriva e andiamo a fare qualche giretto.
Con lui ho fatto due bei viaggi in moto. Il primo è stato nell’agosto 2007, della durata di 3 giorni.

Il percorso è stato il seguente: partenza al mattino da Colico, poi Chiavenna e

salita al passo Spluga -mt. 2113-.

 

Al paesino di Montespluga sosta per un caffè, guardando con occhio preoccupato il cielo nuvoloso.

Arrivati a Splugen, siamo andati verso ovest in direzione del passo San Bernardino. Ma siccome non abbiamo preso la deviazione giusta, invece di salire al passo, abbiamo dovuto fare il tunnel.

Peccato, perché il passo San Bernardino non l’avevo mai fatto.

 

 

Dopo una breve sosta nel paese per studiare la mappa, e una un po’ più lunga

a Soazza per lo spuntino di mezzogiorno (un miscuglio di rösti, uova, formaggio, piselli e altro), siamo ripartiti percorrendo la vallata che scende a Bellinzona.

 

Poco prima della città, abbiamo deviato verso nord e siamo arrivati al passo Lucomagno -mt.1914- che pioveva. Una pioggia che è durata poco, ma che ha lasciato sopra le nostre teste dei minacciosi nuvoloni.

 

Dopo una piccola sosta a Disentis, dove non abbiamo visitato l’enorme monastero -che deve essere famoso, visto che sulle carte geografiche si trova scritto: Disentis-Mustér (Monastero),

siamo saliti al passo Oberalp -mt. 2046-.

 

Siccome si stava facendo buio e frescolino, grazie anche ai nuvoloni che si erano trasformati in fitta nebbia, qualche chilometro dopo ci siamo fermati a pernottare nei pressi di Andermatt.

Non aspettatevi interessanti resoconti dei miei pranzi in Svizzera, perché, per i miei gusti, non esiste altra cucina che quella italiana. Quindi, quando vado dai nostri vicini elvetici, mi riduco sempre a mangiare il solito piatto assortito a base di rösti (patate a fettine saltate in padella), oppure carne grigliata con verdure cotte. Altrimenti: würstel.

Il mattino dopo, abbiamo fatto una decina di chilometri per arrivare a Realp, dove inizia la strada che sale al passo Furka. Ma le condizioni meteo erano come il giorno prima, e le montagne erano completamente immerse nelle nuvole, abbiamo rinunciato a salire al passo e abbiamo preso il treno navetta che percorre in galleria il tragitto Realp – Oberwald.

Quindi, anche l’agognato passo Furka è passato in cavalleria. Amen.

Da Oberwald, con una quarantina di chilometri siamo giunti a Briga.

 Avevamo sempre i nuvoloni sopra la testa, dopo una breve sosta nella città,

ci siamo affrettati a valicare il passo Sempione prima che si scatenasse il diluvio.

Infatti, nello scendere verso il confine italiano di Gondo, ha iniziato a venir giù acqua a catinelle. E a ben poco sono servite le nostre tute cerate. Ci siamo fatti una cinquantina di chilometri sotto il diluvio, fino a Migiandone, in Val d’Ossola, dove il mio amico ha la casa di villeggiatura.

Con qualche sosta alle stazioni di servizio per disappannare la visiera del casco e prender fiato. La cosa peggiore di tutta quella pioggia erano le secchiate d’acqua che ci arrivavano addosso quando le auto ci superavano, perché la strada sembrava un torrente. Nel tardo pomeriggio la casa di Fulvio sembrava una lavanderia. Indumenti appesi dappertutto ad asciugare. Per fortuna che il giorno dopo il tempo è stato clemente, e anche se il cielo era nuvoloso, ho potuto riprendere la strada verso casa senza pioggia. Ho salutato il mio amico, che rimaneva a Migiandone, e sono ripartito.

 

Passando per Angera e costeggiando il lago Maggiore sono arrivato a Luino.

 

 

Da lì ho preso per Lugano, ho costeggiato il lago fino a Porlezza e poi sono arrivato a Menaggio.

 

 

Infine, risalendo il lago di Como, sono giunto a Colico

Un bel viaggio, nonostante le nuvole e la pioggia, di circa 600 chilometri.

 

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Diario di viaggio/anzianiincasa*21 maggio 2019

 

 

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