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Diario dall’Ethiopia/1 marzo 2012

Diario dall’Ethiopia/1 marzo 2012

di Giuseppe Lumia

L’obiettivo di oggi, 1 marzo 2012 è andare a ovest della Missione con Kebele, lo scout della parrocchia della Missione, per intervistare e conoscere persone. Durante il percorso incontriamo una venditrice di canna da zucchero.
Kebele ha acquistato tre tronchetti a 10 Birr, ne ha offerto uno me e uno a I.
Ne abbiamo apprezzato il gusto ma molto meno la durezza. Dopo aver lasciato la strada principale, abbiamo percorso le strade interpoderali verso ovest e abbiamo incontrato un gruppo di donne e di bambini che lavorano l’Enset (falso banano).
Il sostentamento della popolazione di Wasserà e dintorni dipende dalla coltivazione della terra. I maggiori prodotti sono: Enset, grano, orzo, piselli, fagioli , granoturco, sorgo, tief.
L’Enset è la coltura più diffusa e rappresenta l’alimento base per il sostentamento.
Dall’Enset si ricavano le fibre per legare e, grattando la corteccia, si ottiene un impasto per fare il pane. Lo scarto è destinato al foraggio per gli animali. Ci ha colpito l’accoglienza e  la simpatia degli abitanti. Sono aperti al diverso, sempre sorridenti, cortesi e rispettosi. C’è una risata generale quando I. chiede ai bambini se la linfa dell’Enset si può bere. Facciamo visita alla famiglia di Kebele che abita in un poggio a sud ovest della Missione, in tre Tucul. Il Tucul è la tipica struttura circolare realizzata in tronchi di legno, ricoperta di terra impastata con paglia e letame e con il tetto di paglia.
Il posto è molto luminoso e arioso e il giardino è molto ben curato. Uno dei Tucul, decorato esternamente ed internamente, è molto bello. Facciamo la conoscenza di tutti i membri della famiglia: padre, madre, cognata con bimbo, fratello, nonno e nonna. Molto simpatico il nonno che scopro persona  dalla battuta facile. Infatti, guardandomi dice “Tu vecchio come me”!
Ci viene offerto il caffè. Il caffè si può considerare un rito che dura dai venti ai trenta minuti.
Inizia con la tostatura dei chicchi e la contestuale preparazione del Kolò -semi di grano e orzo frantumati e tostati-. Dapprima, in un piatto ci viene  servito il Kolò che va consumato con le sole mani. Se ne prende una piccola quantità, si riempie il palmo della mano sinistra e si consuma con la mano destra. Viene poi servito il caffè in diverse varianti: caffè e sale, caffè e burro, caffè e zucchero, caffè “alla Giuseppe” (solo caffè bollente).

Ho gradito molto, il caffè.

 

Alla fine abbiamo visitato la chiesa protestante e poi abbiamo fatto ritorno alla missione.

Io e G. abbiamo iniziato altri lavori di manutenzione e precisamente l’imbiancatura del locale di lavanderia e l’interramento di un tubo per il passaggio dei cavi elettrici nel nuovo edificio dello  Zebegna, il guardiano della Missione.
Nel pomeriggio alla Scuola Materna Santa Chiara  della parrocchia alcuni di noi hanno giocato  con i bambini a palla prigioniera, scalpo e bans (canti e balli). 

A Wasserà la scuola pubblica non è ancora arrivata ma sin dal 1956 diverse istituzioni, alternandosi nella gestione, hanno reso accessibile l’istruzione attraverso la S. Teresa School.
Oggi la scuola è gestita dalla parrocchia del distretto di Utuge e fornisce servizio educativo ad oltre 500 alunni provenienti dal villaggio e da zone limitrofe. Nella scuola vengono insegnate tre lingue Inglese, Amarico e Kababatgh ma anche matematica, fisica, biologia, educazione civica, arte, storia, musica, geografia. Il corpo docenti è formato da quattordici persone.

La scuola, pur essendo in ottime condizioni, è priva di materiali utili alla didattica e all’apprendimento degli studenti e gli spazi idonei allo svolgimento delle attività scolastiche sono molto limitati.
Pur essendoci nove aule, un ufficio per la presidenza, un ufficio per i docenti, una piccola biblioteca e un’aula pedagogica tutt’ora in allestimento, ogni classe è formata da circa 70 studenti eterogenei. Il numero così elevato  per ogni classe fa sì che l’attività didattica ne risenta notevolmente e la dispersione scolastica sia molto alta. Le famiglie non sempre riescono a finanziare l’apprendimento di tutti i figli per difficoltà economiche o, semplicemente, li tengono a casa perchè  hanno bisogno di forza lavoro nei campi. I servizi sociali come sanità, educazione, approvvigionamento idrico e igiene pubblica sono molto scarsi. Si è quindi pensato di porre l’attenzione sulle norme igieniche per effettuare le medicazioni e la disinfezione della cute e il lavaggio delle mani lavorando, eventualmente,  con il personale del centro.

 

foto d’archivio

Lavori in lavanderia

Lavori in cucina

Diario di viaggio di Giuseppe Lumia

 

fotografie di: 

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Lumia

 

Diario di viaggio/anzianiincasa_2020

 

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