Per permettere che una soluzione disinfettante esplichi la sua azione è importante far procedere alla disinfezione un’accurata pulizia con detergenti.
Oltre a seguire sempre le indicazioni presenti in etichetta, si raccomanda di indossare dispositivi di protezione individuale (D.P.I.), ad esempio i guanti, quando indicato per maneggiare disinfettanti.
Non mescolare prodotti diversi, pensando di aumentare la capacità disinfettante: non solo questo non è vero in quanto i due prodotti possono inattivarsi. Inoltre la miscelazione può sprigionare sostanze inalabili che possono essere causare gravo intossicazioni.
Questo è valido anche per i detergenti.
Ad esempio l’uso contemporaneo o in sequenza rapida di ammoniaca e candeggina porta alla formazione di clorammine, composti dall’odore acre che per le loro proprietà irritanti causano immediatamente tosse, respiro affannato, ed irritazione agli occhi e alla gola. Una esposizione prolungata può causare disturbi più gravi alle vie respiratorie fino alla polmonite.
E’ sempre consigliato assicurare un adeguato ricambio d’aria durante e successivamente alle operazioni di disinfezione dei locali, per limitare l’esposizione a sostanze volatili (e perciò inalabili).
I principali tipi di disinfettanti sono:
ipoclorito di sodio (comunemente conosciuto anche con il nome di candeggina o varechina (3-5%), euclorina, amuchina (1,5%). Disponibile sul mercato in concentrazioni che variano tra l’1,5 e il 15%, ha un’azione disinfettante efficiente contro batteri, virus, muffe e spore anche a basse concentrazioni. A concentrazioni comprese tra 5 e 10%, può essere irritante per pelle ed occhi (così come indicato sull’etichetta), mentre a concentrazioni superiori al 10% deve essere considerato un agente corrosivo: è necessario, quindi, usarlo con particolare cura. L’ipoclorito in presenza di acidi sviluppa cloro che è un gas tossico; a contatto con ammoniaca genera clorammina che è irritante; a contatto con acqua ossigenata sviluppa ossigeno (non tossico) che annulla la sua azione disinfettante. Per questi motivi, l’ipoclorito di sodio non deve essere mescolato con altri prodotti per evitare effetti indesiderati sulla salute degli operatori
acqua ossigenata, agisce con un meccanismo simile a quello dell’ipoclorito su batteri, spore, virus e lieviti, ma è meno efficiente. È ampiamente disponibile sul mercato diluita a diverse concentrazioni (dal 3 al 12%). Nella sua forma diluita è utilizzata soprattutto per disinfettare piccole ferite, in ambito domestico, in ambienti professionali e in cosmetica (anche come sbiancante e decolorante). Si degrada con facilità (la degradazione è visibile dal rigonfiamento del contenitore) e deve essere mantenuta in luogo fresco; quando è concentrata al 35% va conservata alla temperatura di 4°C e usata con cura perché corrosiva
sitografia:
InformazioniUtili*anzianiincasa_maggio 2022